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5.17 Non è strano che gli astronauti sembrino sotto un riflettore (hotspot)?

IN BREVE: No, perché l’effetto è così marcato solo nelle copie pessime usate dai lunacomplottisti: nelle scansioni di alta qualità non c’è. Anche alcuni fenomeni ottici naturali possono creare zone più chiare nelle foto. Per esempio, in una foto di Aldrin sulla Luna il suolo intorno è più chiaro perché è privo di polvere, spazzata via dal getto del modulo lunare. In altre foto, l’effetto è prodotto dal modo in cui la polvere superficiale riflette la luce a seconda dell’angolazione.


IN DETTAGLIO: Un articolo della rivista Fotografare di agosto 1989 afferma che nella foto AS11-40-5903 che ritrae Buzz Aldrin “si vede che la sorgente di luce sta alla destra di chi guarda, in alto, dietro all’astronauta, appena fuori dal campo riflesso dalla visiera. La luce è molto potente, ma non arriva all’orizzonte, e infatti lo sfondo, sia quello dietro l’astronauta, sia quello dietro al fotografo (che si riflette nella visiera dell’astronauta) è buio. Del sole neppure l’ombra.”

L’autore dell’articolo, Cesco Ciapanna, illustra le sue affermazioni con l’immagine mostrata in Figura 5.17-1: in effetti Aldrin sembra illuminato da un riflettore personale e solo il terreno intorno a lui è ben rischiarato.


Figura 5.17-1. Immagine tratta dalla rivista Fotografare, agosto 1989.


La tesi dell’orizzonte troppo buio ricorre spesso nella letteratura lunacomplottista. L’obiezione di buon senso è che gli autori di una messinscena del genere per conto del governo USA non sarebbero certo stati né tanto a corto di soldi da non avere riflettori a sufficienza né tanto incompetenti da dimenticarsi di illuminare correttamente gli sfondi: sarebbe stato un errore da veri dilettanti di fotografia. Un errore che sarebbe poi sfuggito anche agli incaricati della scelta e pubblicazione delle fotografie falsificate, ma non all’occhio sagace dei cospirazionisti lunari.

C’è anche un’altra obiezione alla tesi complottista: nell’immagine proposta da Cesco Ciapanna si nota che il terreno in primissimo piano, davanti all’astronauta, è scuro quanto quello situato verso l’orizzonte. L’ipotetica fonte di luce artificiale “potente” e situata “appena fuori dal campo riflesso dalla visiera” dovrebbe quindi essere circoscritta con molta precisione all’area appena intorno all’astronauta. Ma allora non si spiegherebbe come mai l’ombra di Aldrin appena davanti ai suoi piedi, nella zona “schiarita” del terreno, non sia sbiadita da questa fonte di luce artificiale ma rimanga netta e nera, e non si spiegherebbe il fatto che quest’ipotetica seconda fonte di luce non produce una seconda ombra dell’astronauta.

La spiegazione di Ciapanna, insomma, non sta in piedi. Ma osservando la scansione della pellicola originale, invece della copia di scarsissima qualità usata dall’autore di Fotografare, si scopre che la foto originale è assai meno contrastata della versione presentata da Ciapanna e l’effetto riflettore (hotspot) non c’è.

Confrontate la versione proposta da Ciapanna con questa scansione diretta della pellicola originale (Figura 5.17-2):


Figura 5.17-2. Una scansione diretta della foto AS11-40-5903.


La spiegazione semplice, in altre parole, è che questo presunto effetto hotspot, in questa e altre foto presentate dai lunacomplottisti, è dovuto banalmente all’uso di copie pessime che hanno un contrasto esagerato.

Tuttavia anche nella scansione di alta qualità si nota che ci sono delle leggere differenze di luminosità: in Figura 5.17-2, il terreno in primissimo piano, davanti all’astronauta, è scuro quanto quello situato verso l’orizzonte, mentre quello intorno ad Aldrin è chiaro. L’area chiara sembra essere una banda grosso modo centrale, che si estende inclinata da sinistra a destra. Questo può sembrare un mistero, ma in realtà c’è un’ottima ragione perché le cose stiano così. Per capirla è necessario mettere insieme vari elementi del rompicapo.

Dalla direzione delle ombre e dalla posizione della zampa del modulo lunare (LM) visibile nella versione non tagliata della foto a destra in primo piano, si deduce che Aldrin si trova vicino al veicolo e che la zampa inquadrata è quella destra (dal punto di vista di chi sta a bordo). Quindi la zona di terreno più chiaro sta a destra della zampa destra del LM (sempre dal punto di vista di chi sta a bordo).

Questo è confermato dalla fotografia immediatamente precedente, ossia la AS11-40-5902 (Figura 5.17-3), dove si nota la stessa banda chiara che attraversa orizzontalmente la zona centrale dell’immagine.


Figura 5.17-3. Foto AS11-40-5902 (Apollo 11).


Anche altre foto prese dalla stessa posizione e che inquadrano più a sinistra, come la AS11-40-5885 e la AS11-40-5886, mostrano lo stesso fenomeno (Figure 5.17-4 e 5.17-5).


Figura 5.17-4. Foto AS11-40-5885. Una chiazza di terreno scuro attraversa diagonalmente l’inquadratura.



Figura 5.17-5. Foto AS11-40-5886. Il suolo nella fascia centrale è scuro, mentre quello nella fascia superiore è chiaro.


Anche queste foto mostrano lo stesso effetto hotspot, nonostante il fatto che nella zona più luminosa non vi sia nessun astronauta (nella foto AS11-40-5886 c’è Armstrong, ma sta in ombra). Non si capisce perché i presunti autori della messinscena dovrebbero puntare un riflettore su una zona nella quale non c’è nessun astronauta da illuminare.

Cosa più importante, l’insieme di queste foto permette di notare che la zona più chiara è in realtà una fascia allungata che attraversa le immagini diagonalmente dalla zona superiore sinistra a quella inferiore destra e che l’ombra del modulo lunare è orientata grosso modo ad angolo retto rispetto a questa fascia.

C’è un altro elemento significativo: le scansioni di alta qualità di queste immagini mostrano che la fascia più chiara è quasi completamente priva di polvere. Lo si nota perché in questa fascia le impronte lasciate dagli astronauti sono poco profonde o addirittura non ci sono. È come se qualcosa avesse spazzato via la polvere in quella zona specifica e avesse messo a nudo la roccia sottostante, meno ruvida e più riflettente.

Questo qualcosa è, con tutta probabilità, il getto del motore di discesa del modulo lunare, che si spostò lateralmente appena prima di allunare, come risulta dalle comunicazioni radio e dalle riprese su pellicola 16 mm, scivolando prima verso destra (102:45:25 Aldrin: “4 forward. 4 forward. Drifting to the right a little. 20 feet, down a half”) e poi verso sinistra, con una velocità di avanzamento trascurabile.

Questra traiettoria è confermata dai dati di telemetria, dagli accumuli di polvere asimmetrici ai lati delle zampe del LM e dall’orientamento delle sonde di contatto piegate sotto le zampe stesse.

Secondo la documentazione, inoltre, la discesa prevedeva di tenere il sole alle spalle per sfruttare l’ombra del veicolo come riferimento altimetrico. Quindi la direzione generale d’arrivo del LM, nelle foto 5902 e 5903, è dalla zona in alto a destra. Da queste informazioni possiamo capire che il modulo lunare spazzò una fascia disposta all’incirca a 90° rispetto alla sua direzione d’arrivo.

In altre parole, la spiegazione che meglio si adatta a tutti i fatti disponibili non è che fu usato un riflettore maldestramente e in gran segreto, ma che Aldrin nelle foto in questione si trovava proprio nella fascia del suolo lunare che era stata spazzata dal getto del motore del LM durante queste ultime manovre. Il getto asportò parte dello strato di polvere superficiale fine, alterando la riflettività del terreno (la roccia compatta riflette più luce rispetto alla polvere lunare). Per questo il suolo intorno ad Aldrin è più chiaro: è diverso da quello più distante.

A tutto questo bisogna aggiungere che la zona di terreno davanti ad Aldrin è stata calpestata in lungo e in largo dagli astronauti, smuovendola e rendendola più irregolare, e questo ne riduce la riflettività.

Questa presunta prova di complotto dimostra quanto possa essere difficile, anche per un fotografo molto esperto, spiegare le apparenti anomalie presenti in alcune immagini lunari se non conosce in estremo dettaglio le circostanze in cui fu scattata una fotografia e lo svolgimento delle missioni.


Hotspot centrali


Una maggiore luminosità del suolo lunare nella zona centrale di alcune fotografie delle missioni Apollo può far pensare ancora una volta a un riflettore maldestramente impostato (Figure da 5.17-6 a 5.17-10).

Figura 5.17-6. Foto AS17-134-20435.


Figura 5.17-7. Foto AS17-136-20684.


Figura 5.17-8. Foto AS17-140-21359.


Figura 5.17-9. Foto AS17-142-21798.


Figura 5.17-10. Foto AS17-147-22473.


Ma in realtà questo fenomeno è assolutamente naturale e compare anche in alcune foto scattate sulla Luna dalle sonde cinesi Chang’e, come mostrato in Figura 5.17-11.

Figura 5.17-11. Il rover Yutu 2, fotografato dalla sonda Chang’e-4 sulla faccia nascosta della Luna, 4 gennaio 2019. Credit: CNSA/EPA. Correzione colore di David Rothery per Planetary Society.


Si tratta di un effetto spontaneo della polvere lunare e delle polveri in genere: se il Sole è alle spalle della fotocamera, i granelli situati al centro dell’inquadratura mostrano solo la propria faccia illuminata dal Sole, mentre quelli situati lontano dal centro mostrano anche parte della propria faccia in ombra. La visibilità di queste piccole ombre riduce la luminosità complessiva della zona periferica dell’immagine dal punto di vista della fotocamera. Questo effetto si chiama zero phase, opposition surge, shadow hiding o heiligenschein e si osserva anche su altri corpi celesti, Terra compresa.*

* Heiligenschein Throughout the Solar System, di Brittney Cooper, Planetary.org (2018); Analysis of Apollo 10 Photography and Visual Observations, NASA SP-232 (1971); The Moon's photometric function near zero phase angle from Apollo 8 photography, Pohn, H. A., Radin, H. W., & Wildey, R. L., Astrophysical Journal, vol. 157, p. L193-L195 (1969); Apollo Chronicles: Dark Shadows, NASA (2006); Hayabusa observes the "opposition surge" of Asteroid Itokawa, Spaceref.com (2005).


Un esempio particolarmente efficace di questo fenomeno è fornito dalle fotografie dell’asteroide Ryugu scattate dalla sonda giapponese Hayabusa 2 nel 2019, che mostrano l’ombra della sonda sull’asteroide, circondata da un alone intensamente luminoso, come in Figura 5.17-12.

Figura 5.17-12. L’ombra della sonda Hayabusa 2 sull’asteroide Ryugu. Credit: JAXA, 2019.